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Renault Captur 1.5 Diesel 115 cv e 1.3 benzina 130 cv

Mille curve fra Napoli e Salerno, per confermare le impressioni del primo assaggio: il piccolo SUV francese, rivoluzionato fuori e dentro, è sempre al top.

ASFALTO E CEMENTO

Cos’hanno in comune Oscar Niemeyer, Zaha Hadid e la nuova Renaut Captur? No, nessun accostamento azzardato in quanto a visione, linee e volumi (sebbene la nuova B-SUV francese sfoggi un design morbido e sinuoso che i due architetti avrebbero apprezzato). Ciò che accosta i due mostri sacri del pantografo alla nuova Capture è una striscia di asfalto. Una delle strade più belle al mondo: quella che da Napoli raggiunge Salerno lungo la Costa Amalfitana e che unisce due famose opere della coppia di archistar.A farci godere di questi capolavori, uno della natura e due dell’uomo, la Renault Capture, questa volta mezzo e non fine del press test.

RIVOLUZIONE FRANCESE

Non è stata una semplice evoluzione quella che ha interessato la nuova Renault Captur, nata sulla inedita piattaforma CMF-B, che condivide con Renault Clio e Nissan Juke. È nuova fuori (e cresciuta anche nelle dimensioni), nuova dentro (migliorati materiali e finiture) ed è offerta in una gamma completa di motorizzazioni: Diesel, benzina, ibrida plug-in e anche GPL. Ma è soprattutto l’aspetto tecnologico, che fa un grande balzo in avanti verso la guida autonoma, già oggi a livello 2.

ADAS A PROFUSIONE

Di serie, anche sulla versione di ingresso, ci sono il dispositivo per il mantenimento della corsia e quello per la frenata di emergenza attiva, con riconoscimento di ciclisti e pedoni, che hanno contribuito all’ottenimento delle cinque stelle nei test di sicurezza Euro Ncap. Se poi saliamo di livello sino alla versione con la quale abbiamo bighellonato in Costiera, gli ADAS sono talmente numerosi da essere divisi nelle tre categorie Guida – Parcheggio – Sicurezza, per un totale di dodici, compreso il monitoraggio posteriore attivo dei veicoli in arrivo.

BELLA VITA

Abbiamo anticipato che la nuova Renault Captur è stata per una volta non il fine ultimo del press test, bensì il mezzo. Nel senso che le attenzioni maggiori sono state soprattutto per i luoghi che ci ha permesso di attraversare. In versione Diesel 1.5 litri e 115 cv all’andata: da Napoli a Salerno, tagliando la penisola sorrentina lungo la ss366 e poi giù, lungo la Costiera. Guidando invece il 1.3 litri benzina da 130 cv al ritorno, lungo un itinerario meno pittoresco ma più scorrevole.Indubbiamente a bordo si sta bene, l’abitacolo è confortevole e molto migliorato, grazie ai materiali di buona qualità e alle finiture. Peccato non poter avvicinare come piace a me il volante al corpo, ma forse le mie gambe sono un po’ sopra la media. Sulla Capture siamo in due (è una prassi dei press drive), parliamo a bassa voce e ascoltiamo la musica senza perdere una nota: l’insonorizzazione è ottima, con fruscii e rumori che restano fuori dai finestrini. Lasciato presto il caos di Napoli, che affrontiamo senza problemi grazie alle dimensioni sempre a prova di metropoli, lambiamo il Vesuvio e raggiungiamo in poco tempo Castellammare per poi cominciare a salire fra le curve.

SPAZIO ALLA NATURA

La mia prima volta in Campania non avrebbe potuto esere migliore. Belle strade, scorci stupendi e un’auto che ti permette di concentrarti solo su ciò che passa fuori dai finestrini. Il Diesel ha sufficientemente potenza e coppia per muoversi disinvolto anche fra le curve e i tornanti da passo alpino, che ci portano a scollinare ad Agerola per poi scendere a strapiombo attraversando Furore, balcone sul mare e sul Golfo di Salerno. La Captur è comoda, nel senso che le sospensioni sono votate a una guida rilassata, anche se sufficientemente sostenute per non andare in affanno negli spostamenti di peso tipici delle strade più tortuose e quando la fretta porta il piede a spingere un po’ di più sul gas. In questi frangenti si sente però la mancanza della maniglia di appiglio per il passeggero, che non serve soltanto ai nonni ma anche a chi cerca maggiore stabilità fra i tornanti. A dire il vero, ho trovato un po’ fastidiosa la posizione degli specchietti laterali, che insieme ai montanti impacciano la visuale quando si gira stretti. Ma i colori della natura hanno cancellato in fretta questi nei.

SEMPRE PIÙ IN ALTO

Raggiunta la Costiera, raggiungiamo e superiamo Amalfi e subito dopo deviamo di nuovo verso l’interno, destinazione Ravello. Altra impennata di tornanti, su una strada così stretta che ogni incontro a quattro ruote impone il “passo d’uomo”. Ma le dimensioni della Captur, nonostante l’ampiezza dell’abitacolo, sono comunque ben gestibili e ci hanno ingannato solo per eccesso di prudenza. A Ravello ci aspettano un pranzo in maglione, al sole, nel piazzale dell’auditorium firmato da Oscar Niemeyer. Un’onda di cemento bianca, che lo “scultore di monumenti” brasiliano ha donato alla città per ospitare il famoso Festival wagneriano e che purtroppo versa in uno stato di incuria che non merita. Fra salita e discesa, il cambio automatico a doppia frizione e sette marce EDC 7 (disponibile su richiesta) si è rivelato molto buono, sia per tempismo sia per velocità e precisione, anche se il funzionamento in modalità “manuale” con i paddle al volante non lascia la libertà di azione che ci si aspetta.

CURVE DI CEMENTO

Gli ultimi chilometri fino a Salerno sono tutti con il sole in fronte. Ci godiamo l’ultimo tratto di Costiera al piccolo trotto, immaginando che incubo possa essere percorrerla nei mesi più “caldi” dell’anno. All’ingresso della città deviamo verso il porto, dove campeggia il terminal marittimo disegnato da Zaha Hadid. Un intreccio di curve capace di dare leggerezza a elementi di cemento sospesi che pesano tonnellate. L’architetto irachena è stata una dei maestri del Decostruttivismo (partendo da un disegno con strutture, geometrie e canoni estetici tradizionali lo si spoglia, lasciando volumi plastici e forme pure e disarticolate, destrutturando linee dritte e piegandole senza apparente necessità) e il suo edificio è il perfetto sfondo per fotografare le linee della nuova Captur.

DOPO IL DIESEL, TOCCA AL BENZINA

La mattina seguente sono i 130 cv della 1.3 benzina a riportarci sotto il Vesuvio, a Napoli. La coppia del 4 cilindri si percepisce in modo simile alla versione Diesel, con un’erogazione che privilegia i regimi medio-bassi, mentre la differenza di potenza permette di goderne anche ai regimi più alti, con il risultato di una brillantezza più marcata. Seguire il percorso si conferma agevole, grazie al grande schermo touch da 9,3″, che campeggia con orientamento verticale al centro della plancia. Il trasferimento è più veloce e meno pittoresco, così i concentriamo di più sull’auto. Ci piace, promuoviamo il progetto e siamo anche concordi sulla versione che preferiamo: la Diesel guidata ieri, a cui non manca quasi nulla per poter essere l’unica auto di famiglia, a patto che i papà siedano davanti, soprattutto quelli con le gambe lunghe come le mie.

 

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