Cara, vecchia citycar. O “superutilitaria”. Una tipologia di auto particolarmente apprezzata in Italia, dove, non a caso, il modello più venduto è la Fiat Panda; e non da qualche anno: da un periodo di tempo che non si sa più a quando far risalire, ormai. Nate appunto per la città, agili, compatte ed economiche, le citycar rappresentano un’importante fetta del mercato italiano – a fine 2020 era circa il 18% delle immatricolazioni – anche se le segmento C ed in particolare le segmento B raggiungevano in totale quasi il 70% delle vendite, rispettivamente il 40% e il 28%.
Lunghe, in linea generale, meno di 3,7 metri (anche se 20 anni fa si stava tranquillamente sotto i 3,5 metri), queste auto da tutti i giorni devono fare i conti con norme sempre più stringenti in termini di emissioni. Regole così rigide che hanno reso sempre più costoso produrle. Un’escalation di costi che ha portato alcune Case (per esempio Ford con la Ka+, ma anche PSA e Gruppo VW) a riconsiderare la propria strategia, uscendo dal mercato.
Un’uscita che però potrebbe non essere definitiva: l’addio è stato dato infatti alle citycar con motore endotermico, non alle citycar in quanto tali, che potrebbero (anzi, secondo alcune indiscrezioni la cosa è quasi certa) con alimentazione elettrica. Sicuramente non vedremo modelli dotati di pacchi batterie da 500 km di autonomia – in città non servono davvero, contando anche la ricarica rigenerativa in frenata, molto più frequente negli ambienti urbani – ma i kWh fanno ormai parte del tragitto casa-lavoro e dei più comuni spostamenti quotidiani. Si pensi, per esempio, alla nuova Dacia Spring, di cui qui sotto trovate il video della prova, che ormai è diventata la bandiera delle auto elettriche economiche.
Analisi di mercato
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