Gli albori dello start&stop
Ecomatic, si è detto: a Wolfsburg il paradigma era quello del ciclista. Pedala in salita, ma risparmia energie in piano e in discesa, stando possibilmente attento a non perdere la strada maestra, pena capitombolo e annessa capatina al primo traumatologico a portata di arto. Messa da parte l’ironia, la Golf Ecomatic funzionava – e ancor oggi funziona, vista la longevità del propulsore – così. Accelerando in salita e spegnendosi in discesa e da ferma. Souplesse a quattro ruote. Con legittimi dubbi sull’assenza del freno motore cui ogni automobilista è abituato, ma con i vantaggi in termini di consumo promessi dall’inerzia. Un momento: spegnersi da ferma? Ja, nel ’93 non si sapeva come chiamarlo, ma oggi si dice stop&start.
Nello specifico, al rilascio dell’acceleratore la frizione della Ecomatic si apre e l’auto procede in folle (che poi è lo stesso principio del “veleggiamento” che Volkswagen, Audi e Porsche applicano ai loro modelli premium ai giorni nostri); lo spegnimento avviene dopo 1,5 secondi (ed è ovviamente interrotto nel caso in cui si prema il pedale del gas prima di questo lasso di tempo). L’obiettivo dichiarato è risparmiare il carburante che è necessario per il tickover, termine anglosassone che meglio di tutti combina il concetto di regime minimo e ripartenza. Ripartenza che, come ovvio, presuppone l’accensione del propulsore, comandata dalla nuova pressione del pedale dell’acceleratore. Contemporaneamente, la frizione chiude – con buona dolcezza, peraltro – e la marcia riprende.