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Honda Jazz, 1.000 km con l’auto che crea “dipendenza”

L’abbiamo guidata, certo, ma anche vissuta giorno per giorno. Ed è così che ne abbiamo scoperto ogni minimo segreto

Le piccole grandi attenzioni di cui non potrai fare a meno

Sono passati altri 250 km, siamo ormai a tre quarti del nostro long test, ed è proprio vivendola tutti i giorni che della Jazz si apprezzano alcune cose che a una prima presa di contatto potrebbero sfuggire. Penso per esempio ai portabottiglie. A quelli presenti nei pannelli porta, certo, ma soprattutto ai due ai lati della plancia, nella parte superiore.  Non è certo questa la prima auto ad averli, ma qui c’è il valore aggiunto di averli posizionati proprio in corrispondenza delle bocchette d’aerazione. Per bere qualcosa di fresco anche in estate. E in inverno, direte voi? Basta chiuderle, se non volete l’acqua o la bibita calda.

Facilità d’uso a 360°

In tema di idee intelligenti, non posso non annoverare quella di montare lo schermo del sistema di infotainment al di sopra di un profilo, una piccola sporgenza. Un trucco che permette di appoggiare la mano mentre si selezionano le funzioni sul touchscreen. E chiunque abbia gestito un touchscreen in movimento sa perfettamente quanto sia difficile farlo con la mano che fluttua nell’aria.

Facile come regolare la luminosità del quadro strumenti, grazie al semplicissimo comando posizionato alla sinistra del piantone di sterzo. Può sembrare un elemento di poco conto, invece su molte auto, ormai, questa operazione è diventata una caccia al tesoro. E quando volete abbassare la luminosità per riposare la vista (perché non è detto che il sensore luce dei sistemi automatici sappia esattamente quanta luce vogliate in ogni momento, anzi…), anche questo aspetto apparentemente secondario fa la differenza.

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