Auto elettriche: ormai non si parla d’altro, all’interno ma anche all’esterno del settore. I numeri di mercato, almeno in Italia, sono ancora marginali (3,1% di quota nei primi 5 mesi del 2021), ma in crescita esponenziale. Sì perché solo due anni fa, non consideriamo il 2020 per il lungo e durissimo lockdown, la fetta di mercato degli EV era pari a un misero 0,4%. Tradotto in numeri assoluti: 23.349 unità da gennaio a maggio del 2021, 3.522 nello stesso periodo del 2019.
Un cambiamento di mentalità
I motivi di questa crescita, nei numeri e nella considerazione dell’elettrico come alternativa concreta per la prossima auto, sono diversi. Il primo è sicuramente il clima culturale: 24 mesi sono bastati per far entrare moltissime persone nell’ordine di idee che un veicolo a batterie potrebbe essere la loro scelta futura. Un’intenzione che spesso rimane solo tale, ma che in questo periodo in moti condividono.
Un cambiamento di mentalità figlio soprattutto della comunicazione delle Case automobilistiche: alcuni Gruppi (Volkswagen su tutti) ha concentrato quasi tutti i suoi investimenti su questa tecnologia. Non solo: ha già comunicato che non progetterà più nuove famiglie di motori endotermici. A Wolfsburg (e in tutte le sedi dei marchi controllati) si limiteranno dunque a evolvere i propulsori attuali per farli rientrare nelle normative anti inquinamento sempre più severe; fino a che sarà tecnicamente possibile ed economicamente sostenibile. E, come Volkswagen, tanti altri gruppi.
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Una scelta imposta per legge
Quello che avete letto fino a qui, tuttavia, è solo una conseguenza di qualcosa che proviene da più in alto. La via verso l’elettrico l’hanno tracciata in grandissima parte le leggi. Un discorso valido in Europa e in Cina, in particolare, ma anche negli USA di Biden ci si aspettano cambiamenti in tal senso. Sull’efficacia e sull’opportunità di questi forti condizionamenti del mercato ci sono posizioni a dir poco contrastanti.
Sono state prese tutte le precauzioni necessarie?
Di sicuro, si è deciso a tavolino di togliere di mezzo i motori a combustione interna quando la tecnologia li aveva resi, di fatto, quasi del tutto puliti. E lo si è fatto – ma speriamo di essere presto smentiti – quando ancora non si ha certezza di poter costruire i milioni di batterie necessari (peraltro batterie pesanti, di grandi dimensioni, non come quelle degli smartphone) senza il ricorso alle terre rare e lasciando alla buona volontà delle singole aziende la scelta dei fornitori.
Fornitori che rispettano l’ambiente oppure fornitori che puntano solo al minimo costo e al massimo guadagno. Sì perché estrarre e trasformare i materiali necessari alla realizzazione delle batterie (oltre che di tantissimi dispositivi tecnologici di uso ormai comune) è un processo molto energivoro e inquinante, se non è eseguito nel modo corretto. Per non parlare dei diritti dei lavoratori dove queste terre rare vengono estratte e lavorate e delle procedure di smaltimento delle batterie esauste. Ma qui il discorso potrebbe ampliarsi praticamente all’infinito con il rischio della creazione di due tifoserie opposte.
Gli approfondimenti di Red
Insomma, si tratta di una tematica molto complessa e dalle tantissime sfaccettature. Aspetti che noi di Red abbiamo già sviscerato, almeno in parte, e che continueremo a raccontarvi dal nostro punto di vista. Qui sotto trovate i principali argomenti divisi per macro aree.
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